Tra la vita e il sonno, la luce e il buio

Per tutti- Dramma - POV Angel - POV Buffy

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    Titolo: Tra la vita e il sonno, la luce e il buio
    Autore: - Angel The Hero - Potete leggere questa ff on line qui
    Category: Regular (i fatti accaduti precedentemente al punto di partenza della ff rimangono invariati)
    Pairing: Angel & Buffy
    Rating: Per tutti
    Genres: Dramma - POV Angel - POV Buffy
    Timeline: Subito dopo la 3° stagione di Buffy e poco prima dell’inizio della 1° stagione di Angel
    Spoilers: Nessuno
    Disclaimer: I personaggi descritti appartengono a Joss Whedon, David Greenwalt, alla Mutant Enemy, alla WB e alla 20th Century Fox. L’autore scrive senza fini di lucro e per puro piacere personale. Non si intende infrangere alcun copyright.
    Summary: Angel ha appena lasciato Sunnydale, trasferendosi a Los Angeles. Deve iniziare una nuova vita e sente, ora come non mai, il peso del suo passato. Buffy, anche lei sola, decide di passare l’estate a Sunnydale e non sa darsi pace per la partenza di Angel. Deve davvero rassegnarsi a tutta quella tristezza senza combattere? Decide che andrà a trovare suo padre a Los Angeles.
    Racconterò di loro. Pensieri ed Emozioni di Anime che si cercano.
    Note: Questa ff è stata scritta nell’ estate del 2001 e solo di recente ho inserito delle modifiche che riguardano l’arrivo di Angel a Los Angeles. E’ la prima ff che l’autrice scrive. Il titolo è tratto da una canzone di Franco Battiato “Tra sesso e castità” dell'album Dieci stratagemmi.
    Feedback: Vi prego SI! sono molto graditi i vostri commenti. Potete lasciarli qui oppure qui.

    Ciao a tutti e buona lettura

    Tra la vita e il sonno, la luce e il buio
    Dove forze oscure da sempre si scatenano.

    Capitolo 1
    City of Angels


    Di nuovo solo!
    Non erano bastati gli ultimi cento anni di disperazione e solitudine? Cento lunghissimi interminabili anni. Allora aveva davvero toccato il fondo. Vagando per l’Europa, prima, e nel Nuovo Mondo poi, solo in compagnia di se stesso e del pianto di dolore delle sue vittime. Quel pianto ora, era anche il suo, e sarebbe durato per sempre. Aveva vagato dal vecchio al nuovo continente, tra la vita e il sonno, tra la luce e il buio in balia di un anima che non aveva chiesto. Solo! così come lo era adesso. Perché era successo a lui? Perché doveva sentire così presente il suo terribile passato? In ogni aurora, di quegli ultimi cento anni, aveva dovuto rivivere tutto il dolore che lui stesso aveva causato. Lo sentiva presente e vivo. All’alba, quando i sensi lo avvertivano che doveva riposare, chiudeva gli occhi ed ecco che tornava vivido il ricordo di ciò che lui era stato. I suoi incubi non erano delle semplici immagini mentali, come accade nei sogni notturni. NO!. I suoi incubi erano vivi, erano reali. Lui, con i cinque sensi in allarme, sentiva tutto lo strazio delle sue vittime. Lo sentiva con il corpo, con la mente, e con l’anima. I suoi incubi erano T R I D I M E N S I O N A L I. Corpo - Psiche - Anima.
    Non poteva sfuggire a tutto quel dolore. Non poteva far finta che non esistesse. Non poteva trovare riparo in alcun luogo. Non poteva scappare da se stesso.

    Non lo disse mai a lei. Lei però sapeva.

    Gli zingari, quando lo maledissero, sapevano bene quel che facevano.
    Ogni fibra del suo essere percepiva gli avvenimenti del suo passato, come se, ad uno ad uno, le sue vittime prendessero possesso del suo corpo e lo tormentassero con il loro pianto. Poteva percepirne i pensieri, i loro progetti per il futuro, quel futuro che lui, uccidendoli, aveva negato loro. Poteva sentire il dolore fisico su di sé, il lacerarsi della pelle al suo morso e il frantumarsi delle ossa, quando con voluttà spezzava loro il collo.
    Poteva sentire le loro suppliche. Non tutti imploravano con la voce, alcuni restavano in silenzio, chiedendo pietà con lo sguardo. Occhi increduli per lo stupore della morte che gli accoglieva. Risentiva il loro odore. L’odore della paura. Sentiva il loro sapore e il piacere che provava nel vedere la loro vita scivolare via lentamente dalle sue braccia. Allora e solo allora, li lasciava cadere pesantemente a terra. Ormai erano solo pallidi e inutili involucri vuoti. Si allontanava, non ancora sazio, ansioso di cercare nuovo piacere. L’ebbrezza della caccia era diventata oramai la sua unica ragion d’esistere, una fonte inesauribile di voluttuoso appagamento.
    Era diventato un esteta del male.


    Avvolto nell’oscurità della sua nuova casa, tentava, con non molta convinzione, di trovare una sistemazione alle poche cose che aveva voluto portare con sé e che solo pochi giorni prima erano appartenute al suo recente passato. Aveva già svuotato la valigia e i suoi abiti, tutti rigorosamente scuri, erano appesi con meticolosa precisione, ordinatamente nell’armadio. Amava l’ordine, gli dava un senso di apparente sicurezza, in contrasto con il caotico andirivieni dei suoi pensieri. In quel momento sapeva di avere poche certezze e stare fra le sue cose gli dava un leggero senso di pace, quegli oggetti parlavano di lui e si sentiva rassicurato da essi. Dalla valigia prese l’ultimo maglione rimasto, infilandolo in mezzo agli altri nel cassetto. Dando le spalle all’armadio, si diresse di nuovo verso la valigia ormai vuota. Si fermò di scatto, come se avesse avvertito la presenza di qualcuno nella sua camera, come se sapesse di non essere più solo. Rimase per alcuni istanti fermo in mezzo alla stanza, cercando di capire. Si voltò nuovamente a fissare l’armadio con le ante e i cassetti ancora aperti. Riprese in mano il maglione che aveva conservato poco prima e allora capì. Lo stropicciò delicatamente e se lo portò sul viso, annusandolo. Con un leggero sorriso, maledisse il suo olfatto super sviluppato che in quel momento gli era nemico. Chiuse gli occhi, e si lasciò trasportare dall’emozione dei ricordi che quell’odore avevano così inopportunamente evocato. Sorrise ancora!
    Era l’odore di lei.

    Lei era lì con lui.
    Gli sorrideva e lo accarezza dolcemente.
    Gli diceva di stare tranquillo.
    Gli diceva che presto avrebbe capito.


    Fuori il sole era alto, mancavano ancora molte ore al tramonto e doveva tenersi occupato per non sentire il peso di ricordi così dolorosamente presenti e soprattutto non voleva cedere alla tentazione di chiamarla. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farlo, almeno per rassicurarla, per dirle che stava bene e che aveva trovato una casa e che… si anche per…

    Per sentire la sua voce.

    Rimise a posto il maglione e chiuse velocemente ante e cassetti. Dirigendosi verso il letto, chiudendola, conservò la valigia ormai vuota, sistemandola in un baule che stava ai piedi del letto. Sollevò uno scatolone da terra e poggiandolo su una sedia, iniziò a riordinare dischi e libri. I suoi amati libri, fedeli compagni di lunghe giornate passate davanti al grande camino acceso, mentre attendeva che lei uscisse da scuola e passasse da casa sua per allenarsi, oppure per leggere insieme antiche poesie o solo per parlare. Gli piaceva ascoltarla e gli piaceva vederla ridere, perché magari, come era capitato il giorno del suo ultimo compleanno, non capiva il linguaggio antico di quelle poesie d’amore ormai fuori moda.

    “Virtude e Pulzella”Ora il sorriso di Angel si addolcì, ma era profonda malinconia.

    Lui amava leggere, anche se era una passione che aveva sviluppato nella sua seconda vita. Quando era ancora umano, amava altri passatempi, forse non così nobili ma non per questo meno piacevoli. Era strano come seguendo la linea dei ricordi, questa lo conducesse a rivedere luoghi e persone così lontane fra loro. Ma erano poi davvero così lontane? Nella sua famiglia, erano state sua madre e sua sorella ad amare i libri. Poteva ricordare ancora come sua madre coltivasse questa passione quasi di nascosto. A Galway nel XVIII secolo, una donna che voleva nutrire il proprio bisogno di conoscenza, non era affatto ben vista. Non da suo padre!. Lei leggeva nei momenti in cui lui non c’era. Ricordava ancora però, di come sua madre non nascondesse i libri, quasi a sfidare il marito. Era una mutua ribellione, ma non li leggeva mai davanti a lui. Aspettava sempre che lui fosse fuori per i suoi affari. Ricordava benissimo quando, in certi pomeriggi estivi, con il sole troppo alto e l’afa che non rendeva piacevole uscire all’aperto, loro tre trovassero ristoro nello stare insieme, nel fresco della loro grande cucina. Sua madre e sua sorella a ricamare, ma più spesso a leggere. Talvolta chiedeva a Kathy di leggere a voce alta. Gli piaceva ascoltarla, mentre si scambiavano sorrisi complici, godendo entrambi della momentanea pace dovuta all’assenza di loro padre. Allora lui prendeva dei grandi fogli e sedendosi accanto a lei, giocava con il carboncino, tracciando profili, dando vita a volti di donne che infiammavano la sua fantasia. Si, amava disegnare ritratti e questa era una cosa che aveva conservato anche nella sua seconda vita. Sua madre era la prima ad interrompere la lettura, dedicandosi alla cucina. Era un ottima cuoca e sebbene avessero una governante, lei amava preparare di persona il cibo per la cena. Lui la seguiva, gironzolandole intorno e a volte l’aiutava. Aveva imparato da lei a cucinare. Anche se adesso, quella abilità non le sarebbe servita a molto. La sua dieta era composta di soli liquidi. Di un solo liquido.
    Per chi avrebbe dovuto cucinare?

    Finì di conservare i dischi in un piccolo mobiletto, per i libri doveva trovare ancora una sistemazione. Le ore di quel tardo pomeriggio sembravano non finire mai. Si sedette sulla poltrona. Chiuse gli occhi.
    ………… ………… …………

    Di nuovo solo!
    Una nuova città, una nuova casa, una nuova vita.
    Quante volte era morto?
    Quante vite aveva vissuto?

    Ora, come non mai, il peso del suo passato lo tormentava e gli incubi erano diventati ancora più feroci. Da quando era ritornato dall’inferno, il dolore si era fatto più acuto e vivido. Lei Lo aveva aiutato. Ritrovare un po’ di equilibrio, dopo che era stato tormentato per secoli in una dimensione infernale, non era stato facile, e ancora non poteva dire di esserci del tutto riuscito. Ma vicino a lei era stato più semplice. Quanta forza aveva dovuto avere lei allora. Quella piccola ragazza minuta, lo aveva incatenato, temendo che di lui fosse rimasto solo il demone. Ancora una volta, si era messa contro tutto e tutti per proteggerlo, per salvarlo dalla morte che lei stessa gli aveva inflitto. Anche quando non sapeva ancora se lui fosse stato come lo ricordava, o fosse invece diventato una feroce e irrazionale bestia sputata dall’inferno. Lei aveva capito subito che lui non si era trasformato in un animale senza coscienza, sordo alla ragione e all’amore. Ma come poteva dirlo agli altri? Loro non avrebbero capito. Allora lo aveva curato, le era stata accanto vegliandolo. Lo aveva semplicemente amato, nascondendolo a tutti e mentendo ai suoi amici. Perché lei era così. Era forte, coraggiosa e fiera.
    Potevano anche farle del male, ferirla, spezzarla, umiliarla, non le sarebbe importato,
    ma nessuno doveva toccare il suo ragazzo. Lui era l’amore della sua vita.
    La sua sola presenza era sufficiente per farlo stare meglio. Accanto a lei poteva sopportare tutto, e lentamente aveva ricominciato ad esistere nel mondo. Adesso non le era più accanto a e all’antico dolore del male inflitto alle sue vittime, si aggiunse la disperazione dell’incessante bisogno di lei. Ora era solo, come allora, cento anni prima, quando aveva vagato per il mondo, cercando invano una direzione, cercando perdono, cercando un motivo per cui vivere.

    Vivere?

    Beh, nel suo caso, “vivere” era una parola grossa. Lui era morto. Un non morto per la precisione. Un Nosferatu. Lui era un Vampiro! Oh si certo aveva un anima, e allora? A chi sarebbe importato? Quanti erano i grado di apprezzarne la sostanziale differenza?
    Lei! Si! Lei lo aveva capito subito che lui era diverso.
    Ha un anima adesso, è buono! aveva urlato a Kendra.

    Quante volte era morto?
    Sulle sue labbra comparve un leggero sorriso. Quando sorrideva in quel modo, la sua bocca si piegava di lato, e storceva le labbra verso l’alto. Era un sorriso amaro quello, un sorriso storto. Il sorriso di chi sapeva, che ancora una volta, aveva perso tutto. Avrebbe voluto chiudere con il mondo, niente più amore, niente più dolore, niente più demoni. Oh si! Avrebbe davvero voluto finirla lì, ma dentro sé, insieme all’urlo del demone, risuonava un altra voce. Una dolcissima voce, che fra le lacrime, gli diceva che non doveva smettere di credere nella lotta. Quella voce gli diceva, che essere forte voleva dire lottare. Gli diceva che era difficile, ed era doloroso, che ogni giorno sarebbe stata dura, ma che, per quelli come loro, quella poteva essere l’unica scelta possibile. "se tu morissi adesso saresti stato solo un mostro"
    - Quella volta, aveva avuto paura di vivere -

    Quella voce. La sua!!
    L’avrebbe mai più risentita?

    -Almeno qualche volta? No, non rivederla. Solo sentire ancora una volta la sua voce –

    Disse, sussurrando debolmente a se stesso.

    Si alzò di scatto dalla poltrona in cui era seduto, come a voler scacciare quel ricordo.
    La tristezza stava diventando più acuta.
    Si diresse verso la cucina, prendendo dal frigorifero un contenitore trasparente e versando un po’ del contenuto in un bicchiere. Uhm! Anche il cibo non era una consolazione e si chiese quando mai si sarebbe abituato a quel surrogato di vita.
    In fondo, quel cibo, poteva rappresentare, in qualche modo, la metafora della sua esistenza.
    Già! La sua Vita! Una farsa, una grottesca farsa, un fenomeno da baraccone, un numero da circo. E sentii ancora la voce di Lei e in lui tornò il ricordo di un alba, che quella volta non arrivò.
    Quella volta aveva iniziato a nevicare.
    Un miracolo, come il miracolo del loro amore.
    In quel momento seppe, con una certezza che sfiorava l’illuminazione, che il ricordo di lei non lo avrebbe mai abbandonato. Ne fu spaventato.
    Come poteva continuare a vivere senza lei accanto?
    Mai più e Per Sempre, anche quelle parole erano diventate ricorrenti nelle sue non-vite.

    Quante volte era morto? L’ultima volta era stato pochi giorni prima, quando l’aveva guardata per l’ultima volta, per poi voltare le spalle e andare via per sempre avvolto nella nebbia. In quel momento era morto di nuovo. Stare con lei era vita. Ora c’era solo morte nel suo cuore.

    Mentre si dirigeva nuovamente verso la poltrona, ancora quel suo sorriso sghembo, ritrovandosi a pensare a quante analogie fossero presenti in tutte le sue morti, e a quanto esse fossero simili.

    Furono due donne ad uccidergli l’anima. Anche loro, come le sue morti, si somigliavano.
    Due donne di corporatura minuta in contrasto alla loro forza fisica. Carnagione chiara, come la luna la prima e come la luce del sole la seconda. Due donne bellissime, quasi gli stessi occhi verdi e quei loro capelli color del grano maturo. Loro gli avevano preso l’anima. Avevano avuto il potere di svegliare il demone che era in lui.
    Chiudi gli occhi, gli avevano detto. Con la curiosità nel cuore, lui fiducioso lo aveva fatto. Era rimasto così, in silenzio davanti a loro, in attesa di qualcosa di indefinito e poi quel dolore acuto a risvegliarlo. Lo stesso sguardo di sorpresa nei suoi occhi. La speranza aveva lasciato posto allo stupore e all’orrore. Riaprendo gli occhi si ritrovò all’ inferno. Tutte e due le volte.
    Cosa era diventata la sua vita con Darla, se non un continuo secolare inferno quotidiano? Con lei era stato solo morte e distruzione! Senti il demone ruggire dentro lui. Si! quella nuova vita che lei, la vampira, gli aveva promesso, alla fine era basata solo sull’uccidere, niente altro che questo. Sangue ! Morte ! Follia. Perché questo fu. Follia. Una folle corsa, in lungo e in largo per l’Europa, durata 150 anni! Poi più niente. Un rumore secco e cupo fermò quel tempo. Il demone fu abbattuto, così come si abbatte un cavallo selvaggio che non vuol farsi domare. Lui, non più demone, ma non ancora uomo, cadde in ginocchio davanti al gitano che rideva, schiacciato dal peso del rimorso. Fu un attimo, un solo attimo di pura disperazione e comprese che la sua corsa era finita per sempre.
    Ora aveva un anima! e lo divorava da dentro. Darla non lo volle più con sé.
    Così quel mondo crollò, si accartocciò su se stesso e svanì in un istante.

    Sorrise ancora amaramente, cogliendo beffarde similitudini.

    Un solo attimo di pura disperazione aveva permesso ai gitani di imprigionare il demone.
    Un solo attimo di pura felicità lo aveva liberato di nuovo.

    Ancora il suo pensiero andò a lei, a Buffy, e non poté non notare come i pensieri, in quel caldo pomeriggio losangelino, fossero tutti rivolti alle donne più importanti della sua vita.
    Buffy, sua madre, sua sorella, Darla e ancora Buffy. La più importante di tutte. L’unica che avesse mai amato. Nei suoi lunghi 250 anni di vita non aveva mai amato nessuna come lei e non si era mai sentito così amato da nessun’altra. Non così come lo aveva amato lei.

    La pensava già al passato?

    No, non era così e lui lo sapeva bene. Fra loro era finita non certo perché avevano smesso di amarsi. Anzi, fra loro non era affatto finita, e sapeva bene anche questo, ma non potevano stare vicini. Si amavano troppo, era questo il motivo della loro separazione.
    Non per mancanza d’amore, ma per troppo amore. Il loro era un amore maledetto.

    Lei lo aveva fatto sentire di nuovo vivo. Stare con lei era stato come svegliarsi dal torpore del sonno e del buio, ed era andato verso la vita, verso la luce. Nessun’altra mai prima di allora lo aveva amato così. Lei vedeva solo lui nel suo futuro e a lui era sufficiente averla accanto per sentirsi finalmente un uomo. La prima volta che l’aveva vista, aveva sentito qualcosa dentro sé che chiedeva di essere ascoltato. Comprese immediatamente che aveva trovato finalmente una direzione, una luce da seguire, uno scopo. Dopo cento anni di tenebre, si accendeva di nuovo la speranza ed era stata lei a dargliela. Era riuscito subito a sentirla intimamente, vedendo semplicemente il suo cuore. Quella notte a Los Angeles, guardandola attraverso i vetri della finestra del suo bagno, pianse insieme a lei. Sentii su di sé la sua sofferenza e desiderò da subito di poterla stringere per proteggerla, per salvarla da una vita che lei non avrebbe voluto. Non la conosceva ancora, non era ancora la cacciatrice, ma lui l’amava già. Lei piangeva per i continui litigi dei suoi genitori e senti la sua solitudine. Allora lui viveva ai margini del mondo, era arrivato davvero a toccare il fondo, più in basso di così non si poteva scendere. Era giusto così. Lui era stato un mostro e doveva pagare. Lei no!! Cosa poteva aver fatto di così tanto terribile per meritare quel dolore? Era poco più che una bambina. Perché era già così sola ?
    Come era stato facile desiderare di poter proteggere il suo cuore. Temeva che venisse ferito o lacerato e voleva tenerlo accanto al suo per poterlo scaldare. Lui conosceva bene il freddo della solitudine. Invece fu proprio lui a ferirla con il suo amore. Ma questo ancora non poteva saperlo.

    Per ucciderla la Devi amare

    Anche il demone era attratto da lei. Disegnando il suo viso, quella notte, tracciò sul foglio, come fosse una carezza, il contorno ovale di lei e fu colto dall’irrefrenabile voglia di baciarla. Lei dormiva e lui silenzioso come un ratto, le aveva scostato una ciocca ribelle dal viso. Quanta tenerezza in quel piccolo gesto. Fu la prima volta che il flagello d’ Europa accarezzò quel sentimento a lui sconosciuto, che molti chiamano amore. Ma non fu certo l’unica. Se Spike e Drusilla l’avessero visto adesso, avrebbero certamente pensato che fosse tornato Angel.
    Ma così non era. Era sempre lui, Angelus, non più maledetto.
    Rimase lì a guardarla fino all’alba. Anche lui l’amava.

    Angel tornò con la mente al ricordo della prima volta che la vide. Era sola e fragile.

    Dio come era bella!

    Al cantastorie rispose con un SI, quel SI era per lei.
    Era una promessa muta e ancora informe. Era già Amore.
    Era quel genere di SI che sarebbe durato per tutta la vita. Per Sempre.
    Come fosse di fronte all’altare, disse SI con la stessa emozione di uno sposo innamorato.

    Ci sono momenti che possono determinare
    il corso di un’intera esistenza.
    A volte durano frazioni di secondo.
    A volte no.


    E la sua vita era cambiata. In una frazione di secondo, tutto si fece chiaro.
    Quella nuova vita adesso aveva un nome… il suo.
    E sempre lei, ora, lo aveva condotto lì in quella nuova città, in quella nuova casa, verso un nuovo cambiamento, ancora un altro! Ma se, quando l’aveva vista per la prima volta, aveva sentito di avere finalmente una direzione, adesso lì, seduto in quella poltrona sentiva di nuovo l’oscurità farsi più densa, più consistente pronta a riprenderlo con sé.
    La malinconia, lentamente ma inesorabilmente, stava lasciando il posto alla cieca disperazione.

    Chiuse gli occhi e pianse.

    Edited by Janas. - 10/7/2010, 12:42
     
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    Capitolo 2

    A Sunnydale era tornata la tranquillità. Molti erano già partiti per le vacanze estive, e altri si accingevano a farlo nei giorni a seguire. Lei quell’estate l’avrebbe trascorsa lì, a differenza degli anni passati, quando al termine delle lezioni, correva a Los Angeles da suo padre. Willow, Oz, Xander e Cordelia dovevano ancora decidere, ma l’estate era appena iniziata, non c’era fretta. Comunque la si mettesse, lei sapeva che il tempo del liceo era finito per sempre e nulla sarebbe mai stato come prima. Quel tempo non sarebbe più tornato.
    Lui non sarebbe mai più tornato. Sapeva però che in qualche modo era ancora accanto a lei.
    Era quello, un sapere sconosciuto ai più, solo chi si amava come si amavano loro, poteva comprendere. Distendendosi nel letto, lei abbasso le palpebre, quasi a voler dormire e lo vide. Con gli occhi della mente, poteva vederlo e “sentirlo”.
    Percepì tutto il suo dolore. Non fu difficile. Era il suo stesso dolore.

    Lui era lì con lei.
    Le sorrideva e la accarezza dolcemente.
    Le diceva di stare tranquilla.
    Le diceva che presto avrebbe capito.


    La notte prima aveva dormito pochissimo e ora si sentiva stanca. Aveva fatto un sogno stranissimo che ancora la turbava. Ormai aveva imparato a dare ascolto alle visioni notturne. Era una sensitiva e si fidava di ciò che la notte le sussurrava.

    Soprattutto se si trattava di lui.

    Sognò due strani essere luminosi. La loro pelle era completamente ricoperta d’oro e avevano entrambi delle striature blu sul volto e su tutto il corpo, a formare degli strani simboli, che forse avevano un significato che lei però non riusciva a capire.
    Dissero di essere gli Oracoli e che difficilmente parlavano con i mortali, ma erano stati inviati dalle forze superiori che reclamavano il loro campione.
    La pregarono di lasciarlo libero.

    “Devi liberarlo dal peso del tuo ricordo o le tenebre lo avvolgeranno ancora una volta”.

    Dissero ancora che lui era nato per essere un loro soldato. Un guerriero della luce. Così avrebbe dovuto essere già da tantissimo tempo. Da 250 anni lo stavano attendendo, ma le tenebre erano arrivate prima di loro, strappandolo al suo destino. Avevano investito molto su di lui ed ora era tempo che lui sapesse. Avevano inviato numerosi messaggi chiari, ma lui non aveva ancora compreso appieno quale era la sua vera missione. Dissero anche, che adesso, in questo qui e ora, l’amore era d’intralcio e loro non avrebbero atteso oltre. Era arrivato il momento che lui capisse e che facesse la sua scelta consapevolmente o lo avrebbero lasciato, abbandonandolo per sempre al proprio destino.

    - Non può esserci l’amore. Non ancora. Non Ora -

    Entrambi, Angel e la cacciatrice, nell’ immediato futuro, sarebbero stati chiamati a giocare un ruolo molto importante nella lotta fra il bene e il male. Il destino dell’intera umanità sarebbe stato nelle loro mani. Loro avrebbero salvato il mondo e quella era la forma più pura dell’Amore. Donare senza aspettarsi nulla in cambio. Lottare solo perché era giusto farlo. Rinunciare a se stessi per salvare gli altri. Desiderare l’amore solo per sé stessi sarebbe stato solo puro egoismo e l’intera umanità avrebbe pagato a caro prezzo le loro scelte.

    “Se davvero lo ami devi renderlo Libero o lo dannerai per sempre”

    Si era svegliata tremante e con la disperazione nel cuore. Doveva liberalo dal suo amore?
    Ma come avrebbe potuto? Non era sufficiente l’essere lontani per renderlo libero?
    No! Non poteva bastare e lei lo sapeva. E che significava che l’amore era d’intralcio? Era assurdo. L’amore non può mai essere d’intralcio. Poi ricordò la maledizione gitana e capì meglio il significato di quelle parole. Quanto avrebbero potuto resistere senza abbandonarsi ancora alla passione? Gli ultimi tempi insieme a lui, era stato sempre più difficile lottare contro il desiderio di stare ancora uniti in modo cosi totale. Essere ancora un solo corpo e una sola anima era la cosa che desideravano di più. La loro prima e unica volta era stata un esperienza unica, che anche adesso, a distanza di tempo, la lasciava senza fiato. Era stata un conoscenza mistica, spirituale, non solo fisica e corporea. Loro si erano sentiti finalmente completi. Non più DUALI. Amandosi e fondendo il loro amore in un unico corpo avevano percepito l’ UNITA’. Loro non esistevano più, i loro confini corporei erano svaniti per lasciare posto ad un nuovo essere che nasceva dal loro amore. Spazio e tempo non avevano più senso nel loro mondo. Non esistevano più le limitazioni date dal corpo o dalla forza di gravità. Loro era diventati ALTRO. Non più divisi, non più frammentati. Loro ormai erano un'unica persona, Anima e Animus non più scissi, ma uniti in un TUTTO. Loro erano diventati ARMONIA. Non c’era da stupirsi se Lui, mentre si donavano reciprocamente amore, era riuscito a dimenticare quel dolore che lo tormentava da oltre un secolo. Quella era stata felicità totale, pura, vera. Buffy ricordò le lacrime di lui, di come pianse di gioia mentre si stringeva ancora più forte a lei, quasi avesse paura che non potesse durare. E non durò. Fu solo un attimo. Un solo attimo di pura e folgorante felicità e il demone ruppe le catene della sua prigione.
    L’anima di Angel si dissolse.

    Avevano ragione quegli esseri del sogno? Il loro amore era d’intralcio? Buffy sapeva che la maledizione degli zingari non si poteva aggirare in alcun modo. Tutto era ormai chiarissimo.
    Per loro due, in questo qui e ora, l’amore era un ostacolo. Angel lo aveva già compreso, seppure non in modo totale, ma doveva aver già intuito qualcosa. Anche lui era un sensitivo. Per questo se ne era andato. Lui stava iniziando a capire. Lasciando Sunnydale, stava rispondendo alla chiamata. Anche lui era un P R E S C E L T O. Quella semplice verità la colpì come un fulmine a ciel sereno e “sentii” che il destino dell’uomo che amava, lo chiamava a fare delle scelte dolorose. Comprese anche che in realtà non si poteva scegliere. Andavano fatte e basta. Lei, la prescelta, lo sapeva bene. Avrebbe voluto essere accanto a lui, per aiutarlo, come lui aveva fatto con lei tre anni prima. Ma qualcuno aveva già deciso per loro. Lui doveva essere libero per svolgere la sua missione. Le loro strade dovevano dividersi.
    Ognuno la propria missione, i propri amici, la propria città.
    Per quanto dolorosa potesse essere, quella era la dura realtà.

    “Avevano inviato numerosi messaggi chiari”. Ricordando le parole degli oracoli, Buffy capì che Angel aveva iniziato a percepirli da tempo e se questo fosse possibile, senti di amarlo ancora di più. Si era fatto carico di sopportare in silenzio anche quel peso. Sarebbe stato ancora una volta solo e doveva lottare ancora, e lei non poteva aiutarlo, non poteva stargli accanto.
    La TUA croce non può portarla nessun altro.

    Si alzo dal letto dirigendosi verso il porta gioielli sulla sua scrivania, da lì prese la croce d’oro bianco che penzolava in bella mostra. La guardò come se la vedesse per la prima volta.
    Senti tutto l’amore di lui, era totale e puro e ne respirò l’essenza.
    Chiuse gli occhi e lo vide come se fosse lì davanti a lei.

    Era bellissimo.

    Bello ma in modo “fastidioso”. Sembrava volesse sfidarla.
    I sensi da cacciatrice erano in allarme. Ma non si senti in pericolo.
    Chi era LUI?
    Era “oscuro”, ed era così bello!
    Quello sconosciuto così misterioso era davvero uno schianto.

    Impossibile non notarlo e impossibile dimenticarlo. Era alto e moro. Il suo corpo agile e snello, emanava una sensualità particolare, quasi nervosa come fosse impaziente. Per un attimo le parve di vedere un felino, maestoso e fiero che avanzava con grazia ponendosi di fronte a lei.
    Era il fascino fatto persona. Misterioso e nero come la notte. Era bello come le tenebre.
    I suoi occhi! Ci si perse per un istante e vide l’eternità.
    Occhi caldi color nocciola, ma di un nocciola non comune. Un mare morbido di densa e calda cioccolata, che pareva ribollire, mandando di tanto intanto, leggeri e impercettibili bagliori dorati. Intensi come la luce che arrivava a rischiarare la notte.

    Quegli occhi.
    Non riusciva a staccarsi da essi.

    Caldi
    Profondi
    Penetranti
    Avvolgenti
    Rassicuranti


    E in quegli occhi si perse. Fu solo un attimo ma già sapeva tutto di lui. Percepì la sua unicità. Rispose con sarcastica ironia alle sue domande, non voleva che lui sentisse il battito accelerato del suo cuore. Le stava dicendo che voleva le stesse cose che voleva lui, ma lei cosa voleva?

    Accarezzò la croce. La teneva in mano. Era La stessa croce che lei con un bacio, quella notte di due anni fa al Bronze, aveva stampato a fuoco sul cuore di lui, come un marchio.
    Ancora con gli occhi chiusi, continuò a vederlo:
    Era molto elegante, con quell’abito di velluto nero e quella camicia bianca. Era più grande di lei sicuramente. Forse era uno studente universitario dell’ultimo anno o forse era un amico di quello strano bibliotecario.

    E senti la sua voce:

    - Credi ci sia una possibilità di scelta ormai? -
    - Tu chi sei? -
    - Diciamo che sono solo un amico -
    - Già, ma forse io non lo voglio un amico -
    - Non ho detto di essere amico tuo -


    Buffy a quel ricordo quasi rise, pensando che mai parole potevano essere più vere. Loro amici non lo sarebbero stati mai. Persino Spike lo aveva capito.

    Lo vide ancora, mentre cercava qualcosa, nella tasca interna della giacca di velluto nero.

    - Attenta a non voltare le spalle -
    - Devi essere pronta –


    Andando via, le aveva lanciato una scatolina.
    Era un suo regalo. Il suo primo regalo ed era per lei.
    Una croce d’oro bianco che presto le avrebbe salvato la vita.
    La sua croce. Lui l’aveva scelta per lei. Lei l’aveva accettata.
    Solo adesso ne comprese appieno il significato.

    La mise al collo e non la tolse mai più.

    Qualcuno la stava chiamando e si riscosse da quei ricordi, dimenticando per un attimo anche lo strano sogno. Avrebbe ancora voluto ricordare di lui e respirare ancora il suono della sua voce calda. Lui era un vampiro, e tecnicamente era ben lontano dal concetto stesso di “calore”. Il suo corpo non poteva emanare altro che gelo. Era un non morto. Per tutti gli altri infatti era così. Chiunque lo sfiorasse non poteva che sentire il freddo sepolcrale di una vita che ormai non c’era più. Per tutti gli altri, ma non per lei. Lei lo sentiva vivo.
    Se avesse dovuto associare un aggettivo che definisse il corpo di Angel, lei avrebbe usato il termine “Caldo”.
    Dolcissimo e rassicurante calore, che per lei era sinonimo di Amore.

    Tutto in lui era calore.

    La sua voce
    I suoi occhi
    Le sue mani
    La sua bocca

    Tutto in lui era luce, calda protettiva avvolgente. Lui che era tenebre.
    Lei lo chiamava A M O R E.

    Senti che ancora la chiamavano. Si riscosse del tutto e con le lacrime agli occhi, uscì dalla stanza per andare a vedere cosa succedeva al piano di sotto. Era di nuovo scesa sulla terra.

    Sua madre era appena tornata a casa.
    Non aveva assistito alla cerimonia per la consegna dei diplomi. Lei non aveva voluto e l’aveva allontanata dicendole che non poteva preoccuparsi anche per lei. Avrebbe dovuto combattere contro il sindaco, doveva impedirne l’ascensione e non voleva che sua madre fosse lì a correre dei rischi inutili per una stupida cerimonia che era solo una pura formalità. La raggiunse in soggiorno e la vide circondata da scatole, scatoloni e chissà cosa altro si era portata dietro da Los Angeles.

    - Buffy sono io, sono a casa –
    - Mamma, eccomi, scendo subito. Stai bene? –
    - Sto bene tesoro, e tu? –
    - Bene. Hai fatto acquisti a quanto vedo –
    - Ah, no non io – rispose avvicinandosi a lei e baciandola in fronte.
    - E tuo padre che ti manda i regali per il tuo diploma –
    - L’hai visto? – Chiese Buffy
    - Si, abbiamo cenato insieme una sera ed era felice per te – disse, guardandola preoccupata
    - Vuole sapere quando andrai da lui, sai deve organizzare ancora le ferie –
    - Mamma io non so se andrò a Los Angeles questa estate –
    - Ho bisogno di un po’ di pace. Sunnydale è quasi deserta ormai, e questo mi piace molto –
    - Tesoro sei sicura di star bene? Tu che ami Sunnydale?, e deserta per giunta! –
    - Si mamma sto bene, va tutto bene, e solo che sono un po’ stanca.–
    - Dormirei per giorni, non è escluso che lo faccia. Svegliami quando è ora di andare al college–
    Disse, fingendo un allegria che non possedeva affatto.

    Joyce continuava a muoversi fra quelle scatole, passeggiando nervosamente fra il soggiorno e la cucina. Sembrava un anima in pena e si vedeva chiaramente che qualcosa la preoccupava.

    - Allora Buffy, il pericolo è cessato? Ero così in ansia per te. È finito tutto? -
    - Si mamma, è tutto finito. Stai tranquilla -

    Tutto. Adesso è davvero tutto finito.

    Il pensiero di lui tornò con forza e si senti mancare. Correndo per le scale, disse che doveva chiamare Willow per una cosa importante e si chiuse di nuovo in camera sua. Non era vero, ma non voleva che sua madre la vedesse piangere. Non sapeva spiegarsi il perché, ma era stata contenta di interrompere quel dialogo. Si sentiva a disagio e vedeva che anche lei non era tranquilla. Capiva che era stata preoccupata per lei, ma ciò non era sufficiente per giustificare lo stato di evidente ansia che aveva percepito in sua madre. Perché non l’aveva guardata negli occhi? Le era sembrata distante e particolarmente turbata. C’era qualcosa, nel comportamento di Joyce che le sfuggiva e le dava un leggero senso di inquietudine. Non riuscendo a capire il perché di quella sgradevole sensazione si sedette sul letto scrollando le spalle.
    Avrà litigato ancora con papà pensò.

    Quel pomeriggio estivo la stava stremando, il caldo e i pensieri che vagavano tra il suo recente passato e il suo incerto futuro, non le erano certo d’aiuto. Willow, Oz, Xander e Cordelia erano andati al mare quindi non poteva chiamarli. Lei aveva preferito stare a casa per aspettare Joyce, sapendo che sarebbe rientrata quel pomeriggio. Avrebbe anche dovuto sentire il signor Giles, per sapere se c’erano delle novità, ma non voleva disturbarlo. Anche lui era abbastanza provato per tutto il lavoro che aveva dovuto fare in quelle ultime settimane e poi doveva ancora sistemare alcune cose con il Consiglio, ora che anche Buffy aveva preso la decisione di non seguire più le loro direttive. Wesley era stato licenziato ed era poi partito subito dopo il giorno dei diplomi. Buffy non aveva più un osservatore ma di certo non aveva smesso di contare sull’appoggio di Giles. Lui le dava un senso paterno di sicurezza e per lei era prezioso. L’aveva sempre aiutata, anche quella terribile notte in cui aveva temuto per la vita di Angel. Il pensiero andò a Faith e sentì una profonda pena per lei. Avrebbe voluto che le cose fra loro, non fossero finite in quel modo, ma lei non le aveva lasciato scelta. La notte che lasciò il Consiglio, alla disperazione per Angel che rischiava di morire, si aggiunse anche il dolore per Faith. Sapeva che aveva perso anche una sorella.
    Sembrava passata una vita, invece tutto era accaduto solo pochi giorni prima.
    Portò la mano sul collo e sentì che la ferita lasciata dal morso di lui, aveva ripreso a sanguinare. Non se ne preoccupò.
    Sentiva invece che quel gesto, non solo le aveva permesso di salvare la vita di lui, ma aveva potuto, ancora una volta, essere in lui.
    Si era donata di nuovo, completamente, la vita per la vita.

    Totalmente SUA. Lui aveva bevuto la sua essenza. Lei aveva nutrito la sua anima.

    Era il suo regalo d’addio. Fu estasi.
    Anche se non potevano dirlo a nessuno. Solo loro due sapevano. Sarebbe stato il loro segreto.

    Non vedeva l’ora che arrivasse il tramonto per fare la solita ronda di routine, anche se c’ era ben poco da fare ultimamente. Per fino i vampiri erano andati in ferie?
    La caccia la faceva sentire viva, ecco quello era l’unico punto fermo della sua vita. Una costante a cui avrebbe volentieri rinunciato, ma che al momento, paradossalmente, le dava un senso di sicurezza. Dopo la ronda doveva incontrarsi con gli altri al Bronze e forse avrebbe potuto almeno per un po’, mettere a tacere il proprio cuore.

    Chissà lui dove era adesso e chissà cosa stava facendo. Gli mancava più dell’aria.

    Come farò a stare lontana da te Angel?
    Me ne andrò. Dopo l’ascensione, dopo che sarà finita con il Sindaco e Faith.
    Se sopravvivremo, me ne andrò.


    Nei suoi occhi e nel suo cuore ora c’era solo la nebbia. Quella nebbia che le aveva portato via il suo Angel. Le aveva detto che non si sarebbe fermato per dirle addio. Invece lui non aveva resistito. Mentre lei lo cercava con gli occhi, sentendolo vicino si era voltata e lo aveva visto. Lui era lì, a pochi passi da lei per guardarla ancora un ultima volta. Nei sui occhi un ultimo muto saluto. Si dissero addio senza pronunciare una sola parola. Erano state le loro anime a parlare. Non era sempre stato quello il loro modo di comunicarsi amore?.
    In cuor suo lo aveva ringraziato in silenzio, per quel suo ultimo delicato gesto d’amore.
    Voleva ancora una volta proteggerla.
    Voleva dirle di stare tranquilla.
    Voleva dirle che stava morendo dentro, ma non poteva stare con lei, lei meritava di più.
    Era sopravvissuto alla battaglia e ora stava andando via.

    Dove?
    Non lo so.


    Ormai le lacrime scendevano libere e nulla avrebbe potuto fermarle.
    E ora c’era anche quel sogno a tormentarla.

    “Se davvero lo ami devi renderlo Libero o lo dannerai per sempre”

    Che significava? Devo renderlo libero, da cosa?

    “Devi liberarlo dal peso del tuo ricordo o le tenebre lo avvolgeranno ancora una volta”

    Come posso fare a liberarlo dal peso di un ricordo? Non riesco a farlo neppure per me stessa e non so neppure dove lui possa essere. Potrebbe essere ovunque. Addirittura in Europa, magari è tornato nella sua Irlanda, so quanto lo desiderasse, disse fra sé.

    Dovevamo andarci insieme, Ricordò a se stessa.

    Quanti progetti avevano fatto insieme. Pensavano di poter avere un futuro, sorretti solo dalla forza del loro amore, lei ci credeva davvero.
    Quando penso al mio futuro io vedo solo te Angel, voglio solo te.
    Angel, mentre le diceva che anche lui conosceva quella sensazione, l’aveva baciata per rassicurarla, da prima dolcemente come solo lui sapeva fare, poi sempre con maggior passione. Se fosse stato possibile avrebbero fatto l’amore lì, in quel freddo cimitero, poggiandosi su la lapide dove lui l’aveva spinta per baciarla con maggior ardore.

    Buffy si tocco le labbra e per un attimo poté risentire il sapore di lui. Questo la sconvolgeva in tutto il suo essere, il ricordo della sua essenza era dolorosamente piacevole. Dobbiamo spogliarci dei nostri ricordi? Come possono volere questo? Come posso fare? Come possiamo fare? Non ci resta che questo, non abbiamo altro che i nostri ricordi. Questa è una crudeltà.

    ...continua
     
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  3. SilviaLivre
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    scusami janas... a causa dei lavori sul sito non ho visto che avevi postato. E' imperdonabileda parte mia... chiedo scusa....

    però la fanfic è proprio magnifica e anche accattivante . scrivi benissimo. complimenti! posta presto il seguito...

    p.s. se vuoi riesco a cambiare il tuo nick in Janas... fammelo sapere.
     
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  4. the_blue_fairy
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    riuscirò mai a finirla?....ho scritto anche il terzo capitolo, ma mi sa che è troppo triste :cry:
     
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  5. SilviaLivre
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    Se hai scritto anche il 3° capitolo, non puoi non postarlo please!!!!!

    Silvia
    xoxo
     
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  6. sarina!!!
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    mi piace!!!
    bravissima!!!!!!!!!!!!!
    mi raccomando non smettere di scriverla...
    aspetto il seguito con ansia...
    ciao ciao!!!
    BACI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
     
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  7. VtheSlayer
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    Ti prego, posta appena puoi!!!!! non vedo l'ora di leggere il seguito!!!!!
    Please please please :P :P :P
    Un bacione
     
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  8. the_blue_fairy
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    ...giuro che posterò a breve, ma voglio dirlo subito, non ci sarà un lieto fine...in realtà in questa ff volevo solo esprimere la sofferenza dello stare separati e del bisogno che hanno l'uno dell'altro. In questa ff ANgel non ha ancora incontrato Doyle ed è completamente SOLO :cry: questa ff non è che un lungo prologo ad un altra ff che sarà il mio post Chosen e post NFA. Dove Buffy e Angel saranno ancora insieme e sarà per sempre anche grazie all'aiuto di un personaggio che io amo moltissimo e che sarà capace di entrare in contatto con l'anima di Angel e di Buffy, perchè profondamente connesso con loro. Quindi non aspettatevi molto da questa ff...qui Angel e Buffy fluttuano ancora tra la vita e il sonno... solo dopo anni troveranno la vera luce.

    PS: avrete notato le numerose citazioni, ma ho volute inserirle perchè anche chi non conosce bene la loro storia possa comprendere quello che è successo fra loro due.

    Un abbraccio a tutte...e grazie per le vostre parole di incoraggiamento ( è la mia primissima ff).
     
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  9. VtheSlayer
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    Beh, allora visto ke questo è solo "un lungo prologo" spero ke deciderai in seguito di farci leggere anche l'altra!!!!! io ne sarei devvero felice!!!!! :wub: :wub: :wub:
    Un bacione
     
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  10. the_blue_fairy
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    Capitolo 3

    in uno strano locale di Los Angeles…

    - Ma perché io? –

    - Perché no? -

    - Perché adesso? –

    - Ah… ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio… -

    - No, dico sul serio amico e comunque non ho ancora capito bene quello che dovrei fare? -

    - ah! i giovani!, sempre così impulsivi e con tutte queste domande sul senso della vita -

    …due individui discutevano animatamente.

    Sembrava non si conoscessero che da poco tempo e il più giovane fra loro, dava tutta l’impressione che non stesse vivendo un bel momento. Il più anziano invece era sereno e rilassato e sembrava divertito nel vedere l’evidente disagio dell’altro.

    - passo la palla amico. Vado in pensione, ora tocca a te. Largo ai giovani –

    - guarda non sono io la persona che cerchi, insomma cosa abbiamo in comune io e te? –

    - oltre al fatto di appartenere alla stessa razza di demoni intendi? –

    - ehi amico, vuoi abbassare la voce? e comunque come fai a sapere tutte queste cose di me? –

    - ti sei guardato in giro? Hai visto dove siamo? è un demon-bar questo, nessuno bada a noi –

    - si ma non mi va che… ah lascia stare, piuttosto ripetimi esattamente quello che dovrei fare –

    - è semplice, al momento devi solo seguirlo e stare a vedere cosa fa, stai nell’ombra per ora. –

    - solo questo? seguirlo e basta? e non devo farmi vedere. Ok, sembra facile… per ora. -

    - si per adesso si, solo questo. Attento però, non farti scoprire… è un tipo piuttosto focoso –

    - perché devo seguirlo? Cosa centriamo noi con i succhiasangue? –

    - questo è speciale, in molti si stanno interessando a lui, e se le cose vanno come devono… -

    - un vampiro con l’anima? e cosa intenti con focoso? questa storia mi piace sempre meno –

    - se tutto va come previsto, creerà molto caos in città e molti sanno già del suo arrivo –

    - caos eh? Bene, proprio quello che andavo cercando –

    - il mondo demoniaco è in fermento amico, non è molto amato, in tanti lo vorrebbero morto –

    - motivo di più per stare alla larga da tutta questa storia - borbottò amaramente il giovane.

    - non prendertela amico, siamo solo delle pedine, ma ognuno qui deve fare il proprio gioco –

    - non potrebbe farlo qualcun altro al posto mio? Io mica ho capito perché hanno scelto me –

    - chissà? forse eri solo il primo della lista, uno stupido anonimo nome in una stupida lista –

    - anche per te è stato così? voglio dire… quando hai iniziato a lavorare per loro –

    - si più o meno si… ma questa volta tutta la faccenda mi è sfuggita di mano –

    - e LORO ti vogliono fuori dal gioco, giusto? Cosa è successo? Perché ti è sfuggita di mano…? –

    - è una lunga storia, e non avrei mai creduto che mi sarei sentito coinvolto così tanto -

    - non era mai successo prima? Vedi? una ragione di più per scappare il più lontano possibile –

    - no, non era mai successo prima, questa volta è stato completamente diverso dalle altre… –

    - sento amarezza nella tua voce, conosci bene il vampiro non è vero? Sembra quasi che tu… –

    - lo conosco bene si, e accidenti… sarebbe andato tutto bene se… se solo non si fosse… -

    - non si fosse messo a giocare a fare il fidanzatino con la liceale? –

    - non era un gioco, nessuno dei due giocava. Entrambi hanno pagato un prezzo troppo alto –

    - si, mi hai già raccontato tutta la storia e devo ammettere che è davvero molto bizzarra -

    - già! Ok… per ora è tutto, io devo andare. Devo fare ancora un ultima cosa, prima di… -

    - ehi aspetta dove credi di andare? Non puoi mollarmi qui – così - adesso –

    - si che posso. Il tuo compito inizia da ORA, fa come ho detto. Lo troverai in giro per locali –

    - ma… aspetta un momento… come faccio a mettermi in contatto con te? –

    - con questo, sai come usarlo? – il demone lanciò qualcosa al giovane amico e la prese al volo.

    - un cellulare? Oh beh questa poi… certo che so come usarlo, sono un demone evoluto io –

    - eh si la tecnologia sta soppiantando la magia… non lo trovi divertente? – disse ridacchiando.

    - ma… tu dove vai adesso? -

    - a fare una altra cosa che non dovrei fare, ma ho un debole per lei. Non lo avevo detto vero? -

    - oh dio mio, questa storia non finirà per niente bene, me lo sento –

    Il giovane demone era confuso e molto, molto preoccupato. Sentiva aria di guai lontano un miglio, e di solito, lui davanti al pericolo scappava a gambe levate. Questa volta però era diverso. Lo sentiva fin dentro le ossa. Questa volta non poteva tirarsi indietro o meglio, nonostante la sua apparente riluttanza , non voleva tirarsi indietro. La storia che gli aveva raccontato il demone anziano, aveva dell’incredibile e sembrava che lui avrebbe dovuto giocare un ruolo molto importante in questa assurda storia. Mando giù tutto d’un fiato il suo whisky e si avviò verso l’uscita. Il sole stava ormai sparendo dietro ai grattacieli più alti e fra pochi minuti il buio avrebbe avvolto tutta la città. A Los Angeles sarebbe stata ancora una volta notte, come sempre era stato fin dall’inizio dei tempi. Luce e buio, si inseguivano da sempre in una danza eterna, senza mai incontrarsi. Ripensò alla storia appena sentita dall’anziano demone. Non riusciva ancora a metabolizzarla. Davvero una storia assurda, molto, molto bizzarra. Aveva dell’incredibile e lui non era certo un novellino… ma una storia come quella non l’aveva mai sentita raccontare.

    - Talvolta l’impossibile può accadere – pensò.

    Talvolta, luce e buio possono incontrarsi. In una speciale dimensione, incorporea e non visibile se non con il cuore, anche in quel cuore che nascondeva così tanta oscurità. In quel cuore morto, che ormai non batteva più. Da quanto tempo? quasi duecentocinquanta anni.

    – Già, cosi ha detto il mio demoniaco mentore. Il vampiro con l’anima ha un cuore antico. –

    Il sole era ormai tramontato del tutto e le tenebre avrebbero chiesto ancora una volta il loro pedaggio. - Tempi duri per chi credeva che l’amore potesse essere tutto – disse a se stesso.


    Los Angeles

    cala l'oscurità e la città risplende come un faro.

    Tutti ne sono attratti.

    Persone e anche altre creature.

    Arrivano qui per vari motivi.

    Vuoi sapere il mio?

    il più banale di tutti...

    ha a che fare con una ragazza.


    ***** ***** *****
    Lui aveva perso la cognizione del tempo. Era totalmente in balia del suo dolore. Non riuscì ad opporre la ben che minima resistenza. Quel dolore era entrato dentro come nebbia sottile e non c’era più nulla che potesse fermarlo. Non era servito a nulla riordinare le sue cose, per sentirsi a casa. La sua casa era Lei. Solo Lei, null’altro che lei.

    Sentì ancora il demone dentro sé.

    Ruggiva di voluttuosa gioia, sentiva che la prigione in cui lui lo aveva confinato si stava indebolendo. Angel si stava allontanando pericolosamente dalla luce.

    - Ah quella cacciatrice è davvero in gamba. Quando sarò di nuovo libero, dovrò ricordarmi di ringraziarla. Lei mi ha fatto sentire un essere umano e questa non è certo una cosa che si può perdonare. E’ riuscita ad arrivare a me già una volta, e come lo ha fatto? Con l’amore. C’è nulla di più schifoso e ammorbante dell’amore? Assolutamente geniale cara Buff. Neanche la mia dolce Sire avrebbe saputo fare di meglio. Una vera professionista. Beh magari un po’ inesperta, ma è ancora così giovane. Sono certo che con gli anni supererà in bravura anche la mia Darla, lei che professionista lo era per davvero. E devo anche ricordarmi di ringraziarla per avermi spedito all’inferno. Ahhh non vedo l’ora. Non appena mi sarò sbarazzato di questa stupida anima... presto, molto presto ci rivedremmo Buff. Sento ancora il sapore del tuo sangue sulle mie labbra e accidenti, prima d’ora mai sangue fu così dolce. Un nettare dolcissimo… come fosse ambrosia. Anche soulboy qui, è quasi impazzito e non può negare che gli è rimasto addosso un certo desiderio di lei… Ho sentito chiaramente gli spasmi dell’ estasi. Anche se è così stupido da non volerlo ammettere. Ma a me non può mentire, lui sa che io so. Stupido maledetto. Avrebbe potuto farle bere il NOSTRO sangue e lei ora sarebbe con NOI, qui adesso… e invece no. Lui cosa ha fatto? Lui l’ha portata in quello stupido ospedale, e poi ha lasciato Sunnydale. E’ scappato, come ha sempre fatto!!! Maledetto vigliacco. …e adesso cosa fa? Piange sul latte versato? Ehm, sul sangue… volevo dire sul sangue versato. Adesso si tortura con tutti quei maledetti sensi di colpa. Dio che strazio, è insopportabile tutto questo piagnucolare. Questo è peggio dell’inferno! Un po’ di pietà per questo povero demone no eh? -

    Angelus stava diventando più forte e Angel lo sapeva ma ora lui era debole e stremato. Oltre al dolore della solitudine, sentiva che non voleva più lottare, non c’era più una cosa che sentisse “giusta”. Perché quel maledetto cantastorie lo aveva illuso dicendogli che anche per lui c’era un posto in questo mondo? Perché si era preso gioco di lui?

    Perché aveva creduto che i poteri superiori lo stessero aiutando?

    Perché avrebbero dovuto farlo? Aiutare chi? lui? Un vampiro?

    Perché gli avevano fatto vedere la luce per poi togliergliela subito dopo?

    - Io non sono un essere umano, non lo sarò mai più.

    Come ho potuto mischiarmi con loro?

    Come ho potuto pensare di poter essere come loro?

    Come ho potuto pensare di poter essere amato da lei?

    Come ho potuto pensare di poterla amare? –

    …pensieri carichi di risentimento, si affollavano caoticamente nella sua mente …e lo spettro del senso di fallimento diventava man mano più corporeo

    - Ho sconvolto la sua vita, non avrei dovuto avvicinarmi cosi tanto, dovevo solo aiutarla nella sua missione e invece sono andato molto oltre. Avrei dovuto capirlo da subito che era rischioso. Io appartengo alle tenebre e a quelli come me, non è concesso avvicinarsi troppo alla luce, si rischia di bruciare, di restarne abbagliati. Ecco cosa sono stato. Un cieco, solo un cieco irrimediabilmente abbagliato dalla sua luce. Le ho fatto del male, io che amandola l’ho condannata alla sofferenza. Non meritava questo.

    Non succederà mai più.

    Non avvicinerò mai più nessun essere umano –

    Adesso stava urlando e tutto il dolore di quelle ultime settimane tenuto dentro a forza, uscì con feroce violenza. Il dolore che sentiva non era per se stesso, ma per lei.

    Sapeva che la stava condannando ad una vita di rimpianti, perché era consapevole di quanto lei lo amasse e sapeva che non avrebbe mai dimenticato. Lo sapeva con ogni fibra del suo essere, perché lo sentiva dentro, nonostante la distanza, lui la sentiva ancora così tanto vicina. Questa consapevolezza lo faceva impazzire, e faceva molto male.

    Era un dolore sordo e profondo, continuo e persistente.

    Non conosceva alcun modo per sfuggirgli.

    O meglio, forse un modo lo conosceva, anche se non era una cosa duratura e anche se il dolore non cessava mai del tutto, ma almeno per un po’, smetteva di fare così tanto male.

    Prese la giacca e si avviò verso l’ascensore, doveva uscire da quella stanza subito.

    La sua vita era in pericolo come forse non lo era mai stata prima.

    Si sentiva più simile a Liam adesso, e Angelus non gli dava un attimo di tregua.

    Da quando era arrivato in città, gironzolava spesso per locali.

    In cerca di qualcosa? come forse avrebbe fatto Liam.

    In cerca di qualcuno? come forse avrebbe fatto Angelus.

    Lui, Angel non cercava più niente e nessuno, tutto quello che avrebbe voluto non era lì, non poteva essere lì. E così si ritrovo spesso, in quegli ultimi giorni, seppur non in modo totalmente consapevole, ad assecondare le richieste interiori dell’uomo che era stato e del demone che era diventato. Non riusciva più a opporre resistenza ai bisogni autodistruttivi di Liam, né ai malvagi istinti di Angelus. A Los Angeles certo non mancavano i locali notturni, che non erano poi così dissimili dalle taverne in cui bazzicava Liam, quando giovane ventenne, pieno di rabbia contro il padre, cercava alcool e donne in bettole di infime ordine.

    Anche adesso, come allora, finiva ogni notte allo stesso modo.

    Whisky, tanto whisky, rigorosamente irlandese.

    Così tanto fino a stordirsi.

    Così tanto fino a morirne, se solo fosse stato umano.

    Così tanto per acquietare la solitudine.

    Così tanto per uccidere il ricordo di quello sguardo carico di dolore, intravisto tra la nebbia.

    La stessa maledetta nebbia che sentiva dentro sé, proprio adesso.

    Sapeva perché Angelus stava diventando così insistente. Lo sapeva benissimo. Lo sentiva molto più vicino alla superficie, e ne conosceva il motivo. Il sangue della cacciatrice che ancora scorreva dentro lui, lo aveva risvegliato, ecco perché stava lottando per uscire. Angel lo sentiva nonostante l’anima. Dopo aver assaggiato il suo sangue, non poteva escludere che fosse riemerso e più di una volta era stato tentato dal bisogno di mordere qualche ignara vittima che incontrava nel suo solitario girovagare per la città. Se non lo aveva ancora fatto, era solo perché Angel, seppur debolmente, era ancora in grado di tenere per le briglie le richieste del suo demone. Ma per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a mantenere il controllo? Non lo sapeva e quel che era peggio, non gli importava di saperlo.

    Non gli importava più di niente, o almeno questo era quello che andava dicendo a se stesso. Intanto gli era già capitato di salvare qualche persona dall’aggressione di alcuni vampiri, e questo lo faceva sentire meglio. Dopo aver polverizzato un vampiro, sentiva Buffy molto più vicina, ma, ad ogni modo, era solo un momentaneo sollievo ed era comunque un circolo vizioso. Più la sentiva vicina, più le mancava e più le mancava più si perdeva tra i fantasmi della sua complicata vita passata.

    E allora beveva, come aveva fatto Liam.

    Più sentiva Angelus e più beveva per sfuggirgli.

    Esattamente come faceva Liam, quando anche lui, per scappare dai suoi demoni, passava le notti nelle bettole di Galway a cercare amore e calore nel letto di qualche sconosciuta.

    Sorrise a se stesso… un sorriso amaro…

    E’ proprio vero, certe cose non cambiano mai.

    ***** ***** *****

    - Certe cose non cambiano mai, o certe persone –

    disse Willow, gesticolando animatamente per richiamare l’attenzione di Buffy e intanto guardava verso il palco del Bronze, dove Oz si stava esibendo con il suo gruppo e le sorrideva.

    - Cordelia e Xander non hanno fatto altro che rimbeccarsi tutto il tempo, è stata una cosa davvero snervante. Non ti sei persa proprio nulla a non venire con noi sai? –

    Buffy la fissava, ma dallo sguardo si poteva capire che non la vedeva realmente. I suoi occhi erano fissi su un punto indefinito del viso di Willow ed erano paurosamente spalancati.

    - Buffy? Mi stai ascoltando? ci sei? cosa hai fatto ogg… –

    - A n g e l –

    - …oltre a pensare ad Angel, intendo -

    - Cosa? Oh si Willow ti stavo ascoltando. Cordelia cosa? Il mare? è stato snervante? –

    - Buffy, va tutto bene? no, certo che no… non va per nulla bene. Che domanda stupida –

    - No Willow, è solo che… lui… lui… o mio dio… Angel… lui è… Willow… lui è in pericolo –


    - Lui chi? – disse Xander, arrivando con in mano una bibita, - chi è in pericolo? –

    - ma che domande fai? Chi pensi che sia il lui in pericolo? – disse Cordelia, sedendogli accanto

    - oh no, non è tornato vero? non doveva sparire per sempre? non ditemi che è di nuovo qui –

    - Xander, adesso smettila… per favore – Willow era infastidita dal comportamento dell’amico.

    - adesso smettila? NO adesso mi ascoltate invece. Avete già dimenticato tutti quello che… -

    - Xander, per fa.vo.re – Willow adesso era davvero seccata.

    - pochi giorni fa, si è nutrito del sangue di Buffy SOLO perché era in pericolo, Lo ricordate? –

    - Si lo ricordiamo Xander… e dopo l’ha pure lasciata… è sparito… di nuovo – fece eco Cordelia.

    - ha fatto la cosa più giusta che potesse fare… andarsene per sempre – concluse Xander.

    A quelle parole, Buffy si senti morire, e le lacrime minacciavano di uscire ancora una volta. Come era possibile tanta superficialità e tanto livore nei confronti di Angel? perché tanta cecità e pregiudizio verso l’essere più dolce che lei avesse mai conosciuto? e come poteva spiegare a Xander e Cordelia, ma anche a Willow e Giles, che Angel non le avrebbe mai fatto del male? Come poteva far comprendere loro, che quello era stato un momento così intimo e che li aveva uniti ancora di più?. Come poteva dire loro, che nello sguardo silenzioso di lui, avvolto in quella stramaledetta nebbia, vi aveva letto il più straziante e il più dolce degli addii?

    Ti porto con me… devo andare adesso… ma ti porto con me, dentro me, insieme per sempre.

    Questo era quello che il suo cuore aveva letto nei sui occhi e nella sua anima. Una parte di lei, stava partendo con lui. Ovunque stesse andando, lei era con lui… e la portava via con sé. Per questo non avevano pianto. Entrambi sentivano di essere comunque insieme, indivisibili, così come era sempre stato. Uniti da una forza invisibile, ma che per loro era reale e concreta.

    Sentì qualcuno che le sfiorava il braccio, era Willow che preoccupata la richiamava al presente.

    - non stare ad ascoltare quei due, credo che vogliano solo dire che sono preoccupati per te –

    - devo andare adesso… non riesco a stare qui, mi manca l’aria, scusate… devo andare -

    - lascia perdere quello che ha detto Cordelia, sappiamo bene perché è andato via, non certo… -

    - voi lo sapete? davvero? e allora dimmi Willow… perché è andato via? dimmi tu il perché –

    Stava perdendo il controllo e adesso voleva urlare tutta la sua rabbia.

    - lui… non voleva… anzi credo che ad un certo punto avesse anche cambiato idea sai? –

    Willow cercava di tranquillizzarla, ma con scarsi risultati.

    - che cosa? aveva cambiato idea? quando? perché io non ne so nulla? –

    - credo che… quando stava male… pensando che fossi tu, ha detto delle cose durante il delirio -

    - ha detto delle… Willow cosa ha detto Angel? e perché non me ne hai parlato prima? –

    - stava delirando Buffy, ma ha detto qualcosa sul fatto che non poteva lasciarti e che… -

    - non poteva lasciarmi… ha detto questo? – la voce di Buffy era ormai solo un sussurro

    - credeva che non ti avrebbe più rivista, e… -

    - e… ? – Buffy voleva sapere… ci aveva ripensato? e a lei non aveva detto nulla?

    - non ti posso lasciare… ho sbagliato… ho bisogno di te. Ecco più o meno ha detto questo…ma -

    - ma cosa? per favore Willow, cos’ altro ha detto? e perché lo dici solo adesso? –

    - ma era prima che bevesse da te, credo che… che forse… forse era spaventato Buffy, forse… -



    - spaventato ? oppure? per salvare se stesso, NON ha quasi ucciso la donna che dice di am…? -

    - Xander, adesso BASTA!!! finiscila – lo interruppe Willow in modo autoritario.

    - Willow? cosa vuol dire “prima che bevesse da te” non capisco… cosa stai cercando di dirmi? -

    - Buffy, non sto cercando di dirti niente… è solo un mio pensiero, ma forse… forse se non… -

    - se non… cosa? se lo avessi lasciato morire non sarebbe andato via? e questo che vuoi dire? –

    - Buf… Buffy – Willow era intimidita dalla sua aggressività e si sentiva in colpa per aver taciuto.

    Buffy era delusa e arrabbiata. I commenti sarcastici e superficiali di Xander e Cordelia la ferivano nel profondo e adesso scopriva che anche Willow, forse, non le era più così vicina come invece credeva che fosse. Angel le aveva detto delle cose così importanti e lei non aveva ritenuto necessario informarla… si sentiva tradita e sentiva di essere sempre più sola e sapeva anche che i suoi “amici” non avrebbero mai capito. Adesso più che mai, aveva un disperato bisogno di Angel… solo lui avrebbe potuto capire quello che sentiva dentro. Non avrebbe potuto fare affidamento neppure sul signor Giles. Anche lui non era riuscito a nascondere il sollievo che provò, nel sapere che Angel era andato via. Buffy capiva le motivazioni di Giles, come capiva Willow, Xander e Cordelia… ma poteva considerarli amici? Lei riusciva a comprendere, ma loro? loro comprendevano lei?. No, era certa di no. Si sentiva morire dentro e il senso di profonda solitudine che si stava facendo strada dentro lei, pesava come un macigno… e come doveva sentirsi Angel? Lui che solo lo era davvero? Certo lei ora si sentiva persa, ma almeno aveva ancora sua madre vicino, ma Angel? Chi avrebbe aiutato Angel?

    Sentii la sua voce risuonare dentro lei e un ricordo si fece strada nella sua mente…

    La solitudine è la cosa più spaventosa che ci sia, Buffy

    …solamente adesso riusciva a capire totalmente il peso delle sue parole, e pensò a quante altre volte Angel doveva essersi sentito così solo, solo come adesso. Comprese anche che, pensare di andar via, non era stata una sua decisione, non completamente almeno. Chi sceglierebbe volontariamente la solitudine? capì che loro non avevano mai avuto un altra scelta, anche se lui aveva deciso senza di lei. Quanto difficile era stato per lui, dirle quelle cose in quella maledetta fogna?

    - Willow, per favore.. puoi ripetere esattamente quello che ha detto Angel? –

    - Buffy… ma ha che serve adesso? Perché torturarsi ancora? capisci perché ho taciuto? io… -

    - Willow!!! –

    - ok… ok… esattamente… ha detto…cioè più o meno… qualcosa come… ha detto… -

    - Wi.ll.ow ! …cosa ha detto esa.tta.men.te? -

    - credevo che non ti avrei più rivista, non ti posso lasciare… ho sbagliato… ho bisogno di te. –

    - non ti posso lasciare… ho sbagliato… ho bisogno di te<i> – Buffy ripeté le ultime parole di Willow

    - si, ha detto proprio così. Buffy… come dicevo prima… lui non... – Willow era molto a disagio.

    - <i>ha bisogno di me
    … adesso in questo momento, lui ha bisogno di me, è in pericolo e… -

    …e c’era anche quello strano sogno, - oddio lo avevo quasi dimenticato – pensò,

    ma non poteva parlarne con loro e neppure con Giles. Non sapeva perché, ma sapeva che non poteva parlare con nessuno del sogno. I sensi di cacciatrice le dicevano che doveva tacere.

    Si alzò come se fosse in trance e si diresse verso l’uscita, salutando appena gli amici che la guardavano come se avessero visto un fantasma.

    Xander scattò in piedi… era furioso

    - non può… non può fare così… ogni volta che c’è di mezzo lui.. dio quanto non lo sopport… -


    Anche Willow si alzò e ora lo fronteggiava a viso aperto. Era molto arrabbiata e quasi urlò

    - Xander, chiudi quella bocca, non voglio più sentirti, ok? Neanche un fiato… abbiamo già fatto danni abbastanza per oggi. Ma proprio non riesci a vedere che è a pezzi? L’abbiamo ferita, tutti noi e ora sono preoccupatissima, chissà cosa voleva dire con “Angel è in pericolo” ? e se lo fosse davvero? Come possiamo aiutarlo? Come possiamo aiutare Buffy? -

    - Aiutarlo? Willow, Angel è abbastanza cresciuto, non credo che non sappia cavarsela senza Buffy, insomma voglio dire, è vissuto per oltre duecento anni senza lei, non trovi? E anche Buffy, non ha bisogno del nostro aiuto, anche lei è una tosta. Alla fine se la caverà anche lei. -

    - non lo so Cordelia, quello che so e che Buffy sembrava molto spaventata, e credo anche che ci stia nascondendo qualcosa, sarà meglio parlarne con Giles domani mattina… e per quanto riguarda Angel… lo so bene che età ha, ma sul fatto che prima di conoscere Buffy, abbia realmente “vissuto”, sinceramente ho qualche dubbio. Da quel poco che mi ha raccontato Buffy su lui.. credo che prima di incontrarla, non se la passasse poi così tanto bene. -

    - oh, mi dispiace, davvero… ma non roviniamoci la serata con cose così tristi – squittii Cordelia.

    Xander si sedette di nuovo, ma si sentiva uno straccio. Sapeva di aver ferito Buffy, ma accidenti lo sapeva solo ora… e solo perché Willow gli aveva fatto notare la cosa. Possibile che lui ci arrivasse sempre dopo? Accidenti adesso aveva anche il diploma, doveva essere più maturo… e comunque di Angel non gli importava proprio nulla, se fosse stato per lui poteva bruciare all’inferno per l’eternità e di certo non avrebbe sentito la sua mancanza… ma con Buffy era tutta un'altra storia. Di lei le importava invece e le voleva molto bene.

    Tremò al ricordo di quello che era successo l’anno scorso. Tutta quella storia con Angelus, la morte di Jenny Calendar e di Kendra, le torture a Giles, Willow all’ospedale, la disperazione di Buffy e Willow che arrivò tardi con l’incantesimo che avrebbe ripristinato l’anima di Angel.

    Oh si lui aveva omesso di dire a Buffy che l’incantesimo poteva funzionare e che Willow ci stava riprovando. Ma questo era solo un piccolo insignificante particolare, quel demonio meritava questo ed altro. Buffy, beh lei alla fine aveva dovuto uccidere non Angelus, ma Angel e al dolore segui altro dolore. Se allora le avesse detto dell’incantesimo, le cose sarebbero andate diversamente? D’accordo, ok… ok… forse quello non era solo “un piccolo insignificante particolare” e non era poi così sicuro che Buffy avrebbe compreso il suo punto di vista. Decise che adesso non era il momento giusto per scoprirlo. Se Buffy avesse saputo ora, arrabbiata come era, avrebbe anche potuto ucciderlo… ma accidenti odiava dover mantenere un segreto, lo rendeva sempre così nervoso.

    Willow si era calmata un pochino e lo chiamò

    - Xander? c’è qualcosa che non va? dio mio se ti vedessi adesso… hai una faccia!! –

    - NO!! Willow, non ci provare ok? tanto non te lo dirò mai… eh eh lo so che vorresti sapere, ma non funziona ok? è un segreto e se è un segreto perché devo dirtelo? e se lo dico a te, ORA, che segreto pensi che sia DOPO? non sarebbe più un segreto giusto? quindi Willow, NO ok? –


    - XANDER ???? – urlarono nello stesso momento Willow e Cordelia.

    Per quella sera ne aveva abbastanza dell’amico. Willow si alzò velocemente e seccata si avvicinò al palco, dove sperava che Oz avesse finalmente finito di suonare.

    -------------------------

    okkkk sto continuando a scrivere...finalmente mi sono decisa...ringraziate Silvia però... è stata lei a stimolarmi :)

    Edited by Janas. - 12/7/2010, 18:53
     
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  11. VtheSlayer
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    W-O-W!!!!!! Davvero grandiosa!!!!!!!!:wub: :wub: :wub: :wub: Mi raccomando non ti fermare!!!!!!! Questa storia è bella.... e sembra anche abbastanza particolare.... quindi spero che continui a scrivere!!!!!!!!! Cmq grazie e se davvero è stata Silvia a convincerti a continuare, beh dovremmo farle un'enorme statua d'oro per ringraziarla!!!!!!! :D :D :D :D
    Kiss kiss
    Vale
     
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  12. the_blue_fairy
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    grazie Vale :)
    si sto continuando a scivere, il quarto è quasi pronto...penso ormai che la finirò... finalemente :D

    una domanda
    cosa pui dirmi dei due demoni che parlano fa loro?
    dimmi qualunque cosa che ti viene in mente, mi interessa soprattutto sapere cosa hai percepito di loro?
    sono cattivi? sono buoni? chi sono?
    è qualcuno che noi conosciamo già?
    se hai capito qualcosa metti sotto spoiler o mandami un mp

    ...se ti va ovviamente

    kiss... a presto
     
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  13. the_blue_fairy
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    Capitolo 04

    Intanto Buffy era già arrivata a casa, e non aveva alcuna voglia né di mangiare né di parlare con la madre, voleva solamente correre in camera sua e cercare di decifrare meglio la sensazione di minaccia incombente che aveva avvertito al Bronze. Nel tragitto verso casa, si era fatta sempre più forte ed era ormai certissima che Angel fosse in pericolo. Non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero che in qualche modo questo era collegato con lo strano sogno che aveva fatto la notte prima. Chi diavolo erano quei tipi? E cosa volevano da lei?

    Cercando di far mente locale, tentò di ricordare i punti salienti del sogno.

    - Hanno detto di essere gli Oracoli – disse fra sé e sé.

    Ma questo per lei non aveva alcun significato.

    Non li aveva mai sentiti nominare prima, né da Angel né da Giles.

    Che il suo fosse soltanto uno stupido sogno senza alcun significato mistico?

    NO!! Sapeva riconoscere i sogni comuni da quelli mistici e quello aveva tutta l’aria di esserlo. Quegli esseri, gli Oracoli, parlavano di Angel e in passato, ogni sogno che aveva riguardato lui, era sempre di natura mistica e quando sognava lui, era perché Angel era in pericolo e… aveva bisogno di lei. Ricordava bene i sogni terrificanti che faceva quando lui era confinato all’inferno. Era stato appena lo scorso anno.

    D’accordo, d’accordo. NON sempre i sogni che riguardavano Angel era di natura mistica. A volte era sogni normali… beh non proprio normali… uff insomma si, erano sogni normali di una ragazza normale, che sognava il suo ragazzo normale, dove ogni volta, normalmente, facevano l’amore e lui, ogni volta si svegliava accanto a lei, ed era proprio lui… era Angel, non Angelus.

    - Eh no Buffy, ho paura che in tutto questo ragionamento, ci sia qualcosa di sbagliato e ho il vago sospetto che l’errore sia come dire, di ordine semantico, è quella parola che stona un po’-

    Disse a se stessa

    - Normale? –

    quando si trattava di lei e Angel, quella parola doveva essere cancellata dal loro vocabolario.

    – …e comunque quand’ è che ho incominciato a parlare così difficile? "di ordine semantico” ? sto troppo tempo con Giles e Willow, questa è la verità.

    - Oddio devo concentrarmi sul sogno -

    Entrando a casa si accorse, quasi con sollievo che la madre non era lì. In cucina trovò, accanto alle istruzioni per la cena, un piccolo messaggio che le diceva che sua madre si era trattenuta in non so quale riunione per qualcosa che riguardava la galleria d’arte. Diede uno sguardo distratto al cibo pronto sul tavolo, ma non si trattenne a lungo. Corse invece in camera sua e sdraiandosi sul letto, accarezzò distrattamente la croce che portava al collo.

    Fu come una folgorazione.

    Non poteva stare più lì, non poteva neppure stare con gli amici, non poteva stare in nessun luogo se per questo e non poteva non pensare ad Angel. Non poteva e non voleva. L’unica cosa che voleva era sentirlo vicino e sapeva dove poteva farlo. Sembrò improvvisamente rianimarsi, come fosse rinata a nuova vita.

    Dopo aver preso il necessario per la notte, scese velocemente le scale, e prima di uscire di nuovo di casa, scrisse una piccola nota per sua madre.

    Dormo da Willow.
    Credo che mangerò qualcosa lì.
    Non preoccuparti.
    Ci vediamo domattina.
    Dolce notte.

    Buffy


    Si lo sapeva che era una bugia, ma al momento non le veniva in mente null’altro da dire a sua madre e non voleva che lei si preoccupasse inutilmente. Era così strana da quando era tornata da Los Angeles e non voleva darle altri pensieri …e comunque

    Perché non ci aveva pensato prima?

    Era rimasta tutto quel tempo al Bronze con gli “amici” ad ascoltare le loro cattiverie, quando invece l’unico posto in cui avrebbe trovato un po’ di pace era ben lontano dal chiasso assordante di quel locale.

    Si sentiva un po’ in colpa verso Willow, Xander e Cordelia, ma al momento li sentiva molto distanti… forse si sbagliava su loro. Anzi, sicuramente si sbagliava. Era lei ad essere distante.

    Sapeva che le volevano bene e lei ne voleva a loro, …ma si anche a Cordelia, in fondo, molto in fondo voleva bene anche a lei. Ridacchiò a quella piccola cattiveria… non odiava Cordelia, e apprezzava molto la sua sincerità. Magari a volte era una schiettezza po’ caustica, come lo era stata stasera, ma nessuno è perfetto …e comunque non è che fossero proprio amiche.

    Xander, si anche lui a modo suo voleva proteggerla, ma non riusciva a capire (ci sarebbe mai riuscito?) che sentirlo parlare di Angel in quel modo la feriva profondamente? e inoltre non era del tutto sicura che il suo giudizio su Angel non fosse offuscato da qualche altro sentimento, magari un po’ meno nobile, magari la gelosia.

    Con Willow invece le cose erano diverse, e ora con lei era davvero in collera… avrebbe dovuto dirle tutte quelle cose… PRIMA.
    Certo capiva che non lo aveva fatto per ferirla ancora di più, ma il fatto che capisse non la aiutava molto.

    Ad ogni modo, al momento non sopportava la loro presenza, non sopportava la presenza di nessuno a dire il vero. Neanche di Giles né di sua madre. Tutti loro, chi più chi meno, erano stati felici che Angel fosse partito. Magari per motivi diversi, ma questo non cambiava le cose. Lei li sentiva ostili. Xander e Cordelia lo manifestavano apertamente e gli altri lo pensavano senza dirglielo. E lei, ora più che mai, aveva invece bisogno di sentirsi compresa, almeno un po’ e invece doveva far finta che tutto stesse andando bene. Non che ci riuscisse, e stasera al Bronze aveva fallito miseramente. Non era riuscita a nascondere la sua malinconia e quasi piangeva davanti a loro. Era stata troppo aggressiva con Willow, e lei non lo meritava di certo. Ma era stanca di questa strana mania che ultimamente sembrava aver preso un po’ tutti quanti. Volevano proteggere ad ogni costo. Tutti sembravano saperla più lunga di lei sul suo conto e tutti “parlavano e agivano per il suo bene”, almeno così dicevano. Peccato però che lei non venisse mai interpellata. Nessuno di loro, si era mai preso veramente la briga di chiederle cosa realmente lei volesse e cosa era importante per il suo bene. Nessuno, neppure Angel, anzi lui sembrava essere il leader maximo della gloriosa missione “agire per il bene di Buffy”.

    Si riscosse per un attimo da quei pensieri. Doveva stare concentrata adesso. Sentiva che stava per accadere qualcosa di importante, lo percepiva nell’aria e doveva restare lucida e calma. Qualunque cosa stesse per succedere, doveva cavarsela da sola. Sentiva che era qualcosa che riguardava lei e Angel. Sentiva che c’era in ballo il loro futuro, qualunque esso dovesse essere. Un futuro in cui loro non sarebbero stati insieme, ma la posta in gioco era alta. Non poteva coinvolgere gli altri, non c’era nessun mondo da salvare adesso, nessuna apocalisse imminente in arrivo. No! questa era una cosa sua personale, sua e di Angel, gli altri non centravano nulla. Non poteva contare su nessuno. come sempre del resto, non era stato sempre così?

    Beh non sempre.
    Non quando aveva Angel vicino.

    Quante volte, anche attraverso i suoi silenzi, le aveva urlato il suo amore?
    Sempre. Era sempre stato così fra loro due.
    Totale e reciproca comprensione, senza bisogno di parlare o di spiegare o di giustificare.
    Certo capitava anche di litigare… ma durava sempre pochissimo.
    E lui la ascoltava sempre, la ascoltava davvero, non faceva solo finta di farlo. La ascoltava con attenzione e con infinita pazienza, sempre presente e sempre pronto a darle forza, e capiva… capiva anche quello che non lei non riusciva a dire con le parole.
    Anche per lei era così, era la stessa identica cosa.
    La stessa comprensione, lo stesso sentirsi al di là di tutto.
    Angel non era certo un chiacchierone e di lui, ancora oggi, non conosceva molte cose.
    Lui non amava parlare di se stesso, ma lei sapeva, nonostante tutto, lei sapeva molte cose del suo angelo e conosceva il dolore e la solitudine a cui si era autocondannato, dopo che era stato maledetto, così come poteva intuire l’uomo che era stato.
    Ma soprattutto conosceva la sua immensa capacità di amare.
    Conosceva la sua anima, profondamente. Meglio di chiunque altro.
    A cosa servivano le parole, quando loro riuscivano a comunicare attraverso il semplice sfiorarsi delle dita …e quanto diceva di loro, lo scambio di un semplice sguardo?
    Le parole erano inutili e a volte servivano solo per ferire l’altro.
    Si avevano fatto anche quello, soprattutto negli ultimi giorni, prima del ballo di fine corso.
    Quel ferirsi con le parole però, non era in sintonia né con il loro occhi, né con le loro anime.
    Quando l’eco delle parole che ferivano si affievoliva, allora era reciproca e totale comprensione.
    Era semplicemente Amore.

    - Tutta la sera al Bronze a perdermi dietro a parole stupide, quando invece potevo essere qui da subito… che stupida, dio a volte sono davvero stupida. -


    Perché non ci aveva pensato prima?

    Anche se quegli esseri del sogno, avevano detto qualcosa circa il doversi “dimenticare” l’uno dell’altro, lei non lo voleva affatto. Lei invece voleva ricordare tutto di loro. E per questo avrebbe anche lottato, se fosse stato necessario. NO!!! Nessuno doveva interferire su questo.
    Buffy non era famosa perché faceva sempre le cose a modo suo?
    – al diavolo il sogno – pensò.

    Camminando velocemente, lei stava andando proprio nell’unico luogo al mondo, in cui invece la memoria di lui l’avrebbe avvolta come una calda e protettiva coperta.

    Stava andando a casa di Angel.
    Avrebbe passato lì la notte.

    Con lui.

    Sentiva un po’ di tensione però. Aveva la sensazione di essere spiata. Forse qualcuno la stava seguendo? Si fermò per ascoltare meglio, ma niente, nessun rumore insolito. Però c’era qualcosa che non andava, c’era troppo silenzio. Decise che al momento non era importante e continuò a camminare con passo svelto. Qualunque cosa fosse, o demone o vampiro o chissà quale altra diavoleria, lei avrebbe saputo come difendersi. Era pur sempre la cacciatrice.

    Arrivando in prossimità della magione ebbe un tuffo al cuore.
    Non era più così sicura che quella fosse una buona idea.
    Si fermò per un attimo ad osservare da lontano.
    A qualche ignaro passante, quel luogo avrebbe potuto mettere anche un po’ di paura.
    La magione si ergeva silenziosa in tutta la sua oscura imponenza.
    Si, a qualcuno poteva anche mettere un po’ paura.

    Ma non a lei.
    Lei lì si sentiva a casa.
    Quella era la loro casa.
    Sua e di Angel.

    Sentii una strana e inaspettata gioia a quel pensiero.
    Questo era un altro regalo di Angel.
    La gioia che stava provando in quel momento era un suo dono.

    Dio, lo amava così tanto! E le mancava più dell’aria.

    Percorse velocemente l’ultimo tratto che la separava da lui.

    Arrivando in prossimità del terreno che circondava la magione, rallentò il passo e discese lentamente i pochi gradini che conducevano verso il giardino.

    Si sedette nella panchina di pietra, per riprendere fiato e riordinare i pensieri. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. L’odore del gelsomino si mescolava a quella della menta e del rosmarino e creava un insieme assolutamente unico. Quelle dolci fragranze erano rilassanti e senti che la tensione accumulata nelle ultime ore, stava lentamente scivolando via. Si sedette meglio, cercando di essere consapevole della propria postura e tentò di sincronizzare il respiro con i battiti del suo cuore. Era un esercizio di meditazione che le aveva insegnato Angel e che lui aveva appreso dai “maestri dello spirito”, in uno dei suoi tanti viaggi nei paesi asiatici. Questo specifico esercizio, serviva per mettere in sintonia fra loro le varie funzioni corporee in un tutto armonico. Angel le aveva spiegato che bisognava partire sempre dal corporeo, per poi passare allo stato psichico e infine alla dimensione spirituale. Le aveva detto che ogni essere vivente in realtà era un essere tridimensionale e che fra queste tre dimensioni “dell’ essere” doveva esserci come un osmosi. Corpo-psiche-anima, dovevano comunicare fra loro e ognuna di esse doveva essere consapevole dell’esistenza dell’altra. Nessuna delle parti doveva prevalere e per poter arrivare ad uno stato di benessere totale, si doveva sperimentare l’armonia del “tutto unico e indivisibile”. L’ Unità come la chiamava lui.

    Da Angel aveva imparato tantissime cose di cui Giles non sospettava neppure l’esistenza, nonostante tutti i libri che ingurgitava voracemente ogni giorno, certe cose non le conosceva proprio.

    Non era strano che un vampiro che non possedeva né battito cardiaco né tanto meno poteva respirare, avesse insegnato a lei tutto sulla respirazione e sul controllo del suo cuore? No non era strano affatto e sul controllo del suo “cuore”, Angel ne sapeva più di chiunque altro al mondo. Lo possedeva completamente ed era anche l’unico essere nell’ intero universo che avesse il potere di spezzarlo in mille pezzi, come aveva anche il potere immenso di poterlo guarire in un batter di ciglia. Lei naturalmente aveva lo stesso potere su di lui. Riusciva a ferirlo come nessun altra al mondo, e riusciva altrettanto velocemente a portarlo nelle vette più alte dell’ umana esistenza. Lui che uomo non era più. Con lei volava alto.

    Lentamente riapri gli occhi e si alzò dalla panca.
    Il freddo della notte stava diventando fastidioso.

    Spostando le pesanti tende scure, che separano l’ingresso della casa dal giardino, decise di entrare e con un po’ di riluttanza si avviò verso l’interno.

    Per un attimo le si fermò il cuore.

    Chiuse gli occhi lentamente e respirò profondamente.
    Un sorriso sulle sue labbra e la pace nel cuore.

    Il suo odore era ovunque, la sua presenza era una cosa tangibile e reale.

    Quasi tattile. Lui era lì

    Riaprendo gli occhi, notò subito il disordine che regnava ovunque.
    Ne fu stupita. A differenza di lei, Angel era sempre stato un tipo “ossessivamente ordinato” e spesso in passato, si era divertiva a portare un po’ di scompiglio fra le sue cose. La divertiva lo sguardo di disappunto di lui e le piacevano da morire quelle piccole rughe che si formavano ai lati dei suoi occhi, ogni volta che la guardava in quel modo. Poi arrivava il suo largo sorriso… quando lui capiva che era solo un gioco e attirandola a sé la abbracciava dolcemente.

    - Mi piace sconvolgere un po’ la tua vita -
    - Non c’è bisogno di buttare all’aria i libri Buffy, tu riesci sempre a sconvolgere la mia vita –


    …e allora ridevano come bambini, e mentre il mondo intorno a loro spariva,
    le loro labbra si univano con bruciante passione, come se non esistesse domani.

    Alcuni libri erano sparsi per terra. Notò che ne mancavano parecchi.

    Sorrise.

    Niente e nessuno poteva separare Angel dai sui amati libri.
    – Gli ha portati con sé. Preziosi e silenziosi amici. Ha sempre definito così i sui libri –
    Chinandosi, sistemò quei pochi rimasti nel vicino scafale.
    – Non devono rovinarsi, alcuni sono molto antichi e altri sono dei volumi unici. –

    Sul grande letto, maglioni e altri indumenti lasciati lì disordinatamente.

    – Ha lasciato qui molte cose, praticamente quasi tutto… come se… quasi come se… contasse di tornare. Oppure aveva semplicemente fretta di partire e non è stato lì a perdere tempo con le valigie. La corrente elettrica funziona ancora, quindi non ha disdetto il contratto –

    Si diresse verso il bagno

    - Anche l’acqua calda c’è ancora –

    Tornò nell’altro locale e cominciò a sistemare i maglioni. Si muoveva velocemente e per la prima volta dalla sera in cui Angel era partito, sentiva un po’ di pace nel suo cuore. Le piaceva molto stare fra le sue cose, nella loro casa e al momento non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Avrebbe potuto essere devastante stare lì, in quella casa piena di ricordi, ma per lei non era affatto così. Accarezzare le sue cose, sentire il suo odore ovunque, percepire la sua presenza come se lui fosse lì realmente, la rasserenava profondamente ed era quello di cui aveva bisogno adesso. Serenità. Silenzio. Comprensione. Amore. ANGEL.
    Si, in poche parole, aveva bisogno di Lui …e lì poteva sentirlo vicino.

    - …e io dovrei dimenticare tutto questo? Ma neanche per sogno, neanche fra mille anni. Miei cari Oracoli sarete pure degli esseri “divini”, ma io sono Buffy e se mai dovessi rivedervi, vi dirò chiaramente, cosa penso dei vostri divini piani, …e detto fra noi, senza offesa eh? Ma non siete neppure umani, che ne sapete voi dell’amore? –

    Si sentiva meglio rispetto a qualche ora fa. Forte e determinata a non cedere a chicchessia.

    - …e poi mica sono così sicura che siano “i buoni”. Da quel che ne so potrebbero essere addirittura malvagi o comunque appartenere alle forze del male, e solo dio sa quante volte hanno provato ad interferire con le nostre vite. -

    “Devi liberarlo dal peso del tuo ricordo o le tenebre lo avvolgeranno ancora una volta”.

    “Se davvero lo ami devi renderlo Libero o lo dannerai per sempre”


    - …e non credo neppure che Angel sia in pericolo per questo. Qualcosa di quel sogno, mi dice che non devo fidarmi di loro. Il peso del mio ricordo eh? Non credo che il ricordare di noi lo condurrà alle tenebre o lo dannerà. Sarà doloroso, insopportabile, certo, e lo sarà per entrambi, ma noi siamo più forti di loro… lo siamo sempre stati… –

    Come ebbe finito di sistemare le ultime cose di Angel nell’armadio, dentro un cassetto notò un foglietto, lo raccolse e vide che era una specie di ricevuta o uno scontrino o altro…

    - un falegname? Angel ha chiamato un falegname? E perché mai?- decise che non era poi così importante, non più almeno.

    Ripose il foglio nel cassetto e si guardò ancora in giro.

    – qui manca qualcosa –

    Sorrise.

    - Uno specchio e una cassettiera. -

    disse sicura, si ma dove avrebbe trovato una cassettiera?

    - D’accordo, d’accordo in quell’armadio c’è spazio sufficiente anche per le mie cose adesso

    Spostando le coperte, si tolse i vestiti e mise su un vecchio maglione di Angel. L’ aveva usato anche altre volte prima di allora, era comodo …e odorava di lui.

    - ok, niente cassettiera, ma lo specchio si –

    Sorridendo si infilò fra le coperte e si addormentò quasi subito.

    ***** ***** *****

    - Ehi amico, il nostro vampiro è un tipo davvero strano sai? -
    - Che cosa sta facendo? Dove è adesso? -
    - E’ davanti ad un edificio, ad osservare non so cosa. -
    - Non farti vedere, stai attento. Ricorda quello che ti ho detto. –
    - Perché se ne sta lì immobile come una statua? -
    - Riesci a vedere che posto è? -
    - Si! È una scuola. La Hemery High School. Che ci fa qui a quest’ora? –

    Dall’altra parte del telefono ci fu un lungo silenzio.

    - Sei ancora li amico? -
    - Sta cadendo a pezzi -
    - Non capisco -
    - Devo agire in fretta –
    - Stai cominciando a spaventarmi. Cosa sta succedendo? -
    - E’ tornato laddove tutto è cominciato. Questo è un buon segno, ma… -
    - Ok non ho capito molto. “Dovetuttoècominciato” cosa? …e comunque tu come fai a saperlo? –
    - Lo so perché io ero lì -
    - Dove sei adesso? –
    - Sunnydale –

    Il telefono tacque, la conversazione era terminata. Il giovane demone riportò la sua attenzione verso il vampiro. Per la prima volta poté vedere chiaramente il suo volto. Il profilo austero, quasi ieratico, era illuminato dalla luna e sembrava che pregasse.

    – Beh se un vampiro potesse farlo – pensò

    C’era qualcosa nel suo portamento che lo rendeva straordinariamente regale e incuteva un reverenziale timore. Non aveva paura di lui, non era questo. Si sentiva a disagio nello stare lì a spiare di nascosto quell’uomo. Aveva quasi la sensazione che stesse profanando un tempio sacro. Era un momento intimo quello, lo percepiva benissimo e la presenza di spettatori non richiesti era alquanto inopportuna. Si il vampiro pareva proprio che pregasse …e non solo. Quello a cui stava assistendo in quel momento, lo scosse profondamente e arrivo fin dentro la sua anima. Il vampiro stava piangendo. Silenziosamente. Dal suo punto d’osservazione e con il favore della luna che illuminava quel volto, poteva vedere le lacrime che scivolavano giù per gli zigomi e provò una profonda pena per lui. Whistler aveva ragione.

    – E’ completamente solo -

    ----------------

    Vale...grazie per aver risposto alla mia domanda :)
     
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  14. VtheSlayer
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    Figurati, è stato un piacere..... :D :D :D :D
    Cmq parlando del capitolo non posso che dire una sola cosa: STUPENDA!!!! :wub: :wub: :wub: :wub:
    Qui hai fatto capire chi era uno dei due demoni, ma io l'avevo capito...... :P :P :P Sarò magica??? Forse... O meglio, sei tu che sei riuscita a farmi capire tutto attraverso il loro dialogo, anche se non erano questi i tuoi piani!!!!! XDXDXD
    Spero posti presto il prossimo capitolo!!!!!
    Un bacione
    Vale
     
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  15. the_blue_fairy
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    ...grazie Vale :) davvero...di tutto

    adesso capite cosa è per me la magione di Angel?
    è un luogo sacro :D
     
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86 replies since 18/8/2009, 20:56   1038 views
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